Spiegazione delle parabole di Gesù

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Io sono il buon pastore (518.5)

Io soltanto sono la Porta dell’Ovile dei Cieli. Chi non passa da Me non può entrare. (…)
Colui che è il Re dei re diviene il Pastore del Gregge, mentre un tempo colui che era pastore di greggi divenne re e l’Uno e l’altro vengono da un’unica radice, da quella di Isai, come è detto nelle promesse e profezie. I falsi pastori non hanno avuto parole sincere né atti di conforto. Essi hanno disperso e torturato il gregge, o lo hanno abbandonato ai lupi,  o lo hanno ucciso per trarne profitto vendendolo per assicurarsi la vita, o gli hanno sottratto i pascoli per fare di essi dimore di piacere e boschetti per gli idoli.
Sapete quali sono i lupi? Sono le male passioni, i vizi che gli stessi falsi pastori hanno insegnato al gregge, praticandoli essi per primi. E sapete quali sono i boschetti degli idoli? Sono i propri egoismi davanti ai quali troppi bruciano incensi.
Ma che i falsi pastori così facciano è logico. Non sono che ladri che vengono per rubare, uccidere e distruggere, per portare fuori dell’ovile in pascoli infidi, o condurre a falsi ovili che non sono che macelli. Ma quelli che passano da Me sono al sicuro e potranno uscire per andare ai miei pascoli, o rientrare per venire ai miei riposi e farsi robusti e pingui di succhi sani e santi. Perché Io sono venuto per questo. Perché il mio popolo, le mie pecorelle, sin qui magre e afflitte, abbiano la vita e vita abbondante e di pace e letizia. E tanto voglio questo che sono venuto a dare la mia vita perché le mie pecore abbiano la Vita piena e abbondante dei figli di Dio.
Io sono il Pastore  buono. E un pastore quando è buono dà la vita per difendere il suo gregge dai lupi e dai ladroni, mentre il mercenario, che non ama le pecore ma il denaro che ricava dal condurle ai pascoli, non si preoccupa che di salvare se stesso e il gruzzolo che ha in seno e, quando vede venire il lupo o il ladrone fugge, salvo poi tornare a prendere qualche pecora lasciata mal viva dal lupo o dispersa dal ladrone e uccidere la prima per mangiarsela, o vendere come sua la seconda, aumentando il gruzzolo e dicendo poi al padrone, con bugiarde lacrime, che neppure una delle pecore si è salvata. Che importa al mercenario se il lupo azzanna e disperde le pecore, e il ladrone ne fa razzia per portarle al beccaio?  Ha forse vegliato su esse mentre crescevano e faticato per farle robuste?  Ma colui che è padrone e sa quanto costi una pecora, quante ore di fatica, quante veglie, quanti sacrifici, le ama, ed ha cura di esse che sono il suo bene. Ma Io sono più che un padrone. Io sono il Salvatore del mio gregge e so quanto mi costi la salvezza di una anima sola e perciò sono pronto a tutto pur di salvare un’anima. Essa mi è stata affidata dal Padre mio. Tutte le anime mi sono state affidate col comando che Io ne salvi un numero stragrande. Quante più ne riuscirò a strappare alla morte dello spirito e tanto più il Padre mio ne avrà gloria. E perciò Io lotto per liberarle da tutti i loro nemici, ossia dal loro io, dal mondo, dalla carne, dal demonio e dai miei avversari che me le contendono per darmi dolore. Io faccio questo perché conosco il Pensiero del Padre mio. E il Padre mio mi ha mandato a fare questo perché conosce il mio amore per Lui e per le anime. E anche le pecore del mio gregge conoscono Me e il mio amore e sentono che Io sono pronto a dare la mia vita per dare ad esse la gioia.
E ho altre pecorelle. Ma non sono di questo ovile. Perciò non mi  conoscono  per ciò che Io sono e molte ignorano che Io sia e chi Io sia. Pecorelle  che a molti fra noi non paiono peggio di capire selvagge e riputate indegne di conoscere la Verità e di avere la Vita e il Regno. Eppure non è così. Il Padre vuole anche queste e perciò devo avvicinare anche queste, farmi conoscere, fare conoscere la buona Novella, condurle ai pascoli miei, radunarle. Ed esse pure daranno ascolto alla mia voce perché finiranno ad amarla. E si avrà un solo ovile sotto un solo Pastore, e il Regno di Dio sarà composto sulla Terra pronto ad essere trasportato e accolto nei Cieli sotto il mio scettro e il segno, e il mio vero Nome. Il mio vero Nome! E’ noto a Me soltanto, ma quando il numero degli eletti sarà completo, fra inni di tripudio si assideranno alla grande cena di nozze dello Sposo con la Sposa, allora il mio Nome sarà conosciuto dai miei eletti che per fedeltà ad esso si saranno santificati, pur senza conoscere tutta l’estensione e la profondità di ciò che è essere segnati dal mio Nome e premiati per il loro amore ad esso,né quale sia il premio.... Questo Io voglio dare alla mie pecore fedeli. Ciò che è la mia stessa gioia …. (…)
Per questo mi ama il Padre, o popolo mio, o mio gregge! Perché per te, per il tuo bene eterno Io do la vita. Po la riprenderò. Ma prima la darò perché tu abbia la vita e il tuo Salvatore a vita di te stesso, E la darò in modo che tu ne pasca, mutandomi da Pastore in pascolo e fonte che daranno cibo e bevanda non per quaranta anni come per gli ebrei nel deserto, ma per tutto il tempo di esilio per i deserti della Terra. Nessuno, in realtà, mi toglie la vita. Né coloro che amandomi con tutti loro stessi meritano che Io la immoli per loro, né coloro che me la levano per odio smisurato e paura stolta. Nessuno me la potrebbe levare se da Me Io non consentissi a darla, e se il Padre non lo permettesse, presi ambedue da un delirio d’amore per l’Umanità colpevole. Da Me stesso Io la dono. E ho il potere di riprenderla quando voglio, non essendo conveniente che la Morte possa prevalere sulla Vita. Perciò il Padre mi ha dato questo potere ed anzi il Padre questo mi ha comandato di fare. E per la mia Vita offerta e consumata, i popoli diverranno un unico Popolo: il mio, il Popolo  celeste dei figli di Dio, separandosi nei popoli le pecore dai caproni e seguendo le pecore il loro Pastore nel Regno della Vita eterna.